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IL CAMBIAMENTO PARTE DALLA MENTE

Il change management per le Pmi, affonda le radici nella filosofia: «Nella digitalizzazione aziendale manca l’elemento umano»

Un articolo apparso su il Settimanale a firma Dino Bondavalli con intervista a Paolo Borghetti descrive l’importanza del fattore umano nelle aziende, della formazione e della conoscenza delle stesse. Avere al proprio fianco dei consulenti preparati è fondamentale per le aziende stesse.

A sentire alcune delle pratiche utilizzate, più che a un imprenditore illuminato viene da pensare a un maestro zen. Immaginare che yoga, meditazione massaggi e bagni di Gong possano aiutare le piccole e medie imprese e chi le guida a ritrovare creatività ed energia e a superare momenti critici come il passaggio generazionale e l’apertura alla competizione su scala globale, è infatti cosa tutt’altro che scontata. Eppure, la ricetta sviluppata da Paolo Borghetti – imprenditore rivoluzionario e Business Mentor che ha fatto del Change Management e dell’innovazione ad alto impatto per le piccole e medie imprese la propria missione – affonda le proprie radici nella filosofia. Lo fa per svilupparsi intorno al presupposto che «nella digitalizzazione aziendale manca troppo spesso l’elemento umano – spiega Borghetti –. Per questo le aziende hanno bisogno di intraprendere un percorso di cambiamento che non parte dalle tecnologie, ma che deve passare per i processi e, soprattutto, attraverso il coraggio per intraprendere il cambiamento. Prima di tutto quello mentale e psicologico». Manager con un passato da calciatore che, dopo aver abbandonato il sogno di giocare in Serie A ha intrapreso il percorso imprenditoriale creando aziende nel settore terziario, Borghetti ha deciso di portare nelle imprese il pensiero dei grandi filosofi del passato. E, con un approccio quantomeno originale, ha sviluppato un percorso che consente alle aziende di aumentare profitto, efficienza e sostenibilità attraverso la valorizzazione del capitale umano. «Diverse concause alimentano l’attuale crisi delle Pmi italiane – spiega –. Fra queste spiccano gli “uomini soli al comando”, la scarsa managerializzazione, i disvalori organizzativi e i complessi passaggi inter- generazionali, senza dimenticare il crescente digital divide rispetto ai competitor internazionali». Questo accade perlopiù «quando il fondatore, che ha fatto la fortuna della propria impresa, si ritrova alla guida di una realtà che, pur essendo cresciuta nel tempo, non si è evoluta in termini organizzativi», spiega il trentasettenne bresciano, che parla con la serenità di un maestro zen, ma che affronta la propria missione con la concretezza dello spirito lombardo. Come affrontare la questione in concreto? «Quando noi entriamo in un’azienda cominciamo con il fare colloqui con ognuno, con il sostegno di psicologi che aiutano a capire le attitudini, ambizioni e talenti delle singole persone. Poi analizziamo con modelli informatici e ingegneristici l’organizzazione aziendale e proponiamo come migliorarla per fare in modo di valorizzare al massimo il capitale umano e, quindi, far crescere efficienza e profitto. Questo può comportare un cambio radicale di ruolo e posizione per manager e dipendenti, con il superamento di consuetudini e modelli operativi consolidatisi negli anni». Un passaggio talvolta doloroso, in cui giocano un ruolo cruciale non solo la formazione, ma anche l’approccio emotivo e la spiritualità. «I nostri percorsi Digital Mentor sono realizzati da manager, uomini d’impresa con visione internazionale che abbinano le competenze tecnico-ingegneristiche a competenze umanistiche come l’intelligenza emotiva, la pnl, il coaching e le scienze comportamentali», sottolinea Borghetti, che segue un portafoglio di oltre 300 piccole e medie imprese grazie a 25 collaboratori. Il tutto con un modello che ha conquistato anche l’ITQF (istituto Tedesco Qualità e Finanza), che ha inserito Future Age tra i campioni della crescita 2021 e 2022. Niente male per una realtà che si propone di rivoluzionare la componente essenziale del tessuto produttivo italiano, le Pmi, e che ha chiuso il 2022 con un fatturato di 3,4 milioni e un patrimonio netto vicino ai 2 milioni.